Il pittore Camillo Innocenti

Biografia

Camillo Innocenti nasce a Roma il 14 giugno del 1871, da Enrica Santarelli e l’architetto Augusto Innocenti. Terminati gli studi al Liceo Visconti, viene indirizzato alla bottega del pittore “nazareno” Ludovico Seitz, amico della madre. Seguendo il maestro nel cantiere in Vaticano – che aveva ricevuto la commissione di Leone XIII per affrescare le volte della Galleria dei Candelabri – il giovane Innocenti ebbe modo di studiare da vicino la grande pittura del passato, da Raffaello a Michelangelo. Ben presto, tuttavia, la sua attenzione si spostò sull’arte contemporanea. Tra la fine degli anni ottanta e i primi novanta dell’Ottocento, infatti, l’artista comincia a frequentare lo studio di Antonio Mancini. Sarà lui stesso a ricordare l’impatto della pittura manciniana sui giovani artisti nella fondamentale autobiografia pubblicata dall’editore Pinci nel 1959 con il titolo Ricordi d’arte e di vita: «appena cominciammo a vedere le pitture di Mancini noi giovani perdemmo addirittura la testa. A me si unirono le sgridate in casa di mio padre e di mio fratello maggiore che mi rimproveravano di correre dietro a un pazzo. Io mandavo giù, ma non cambiavo giudizio». Nello stesso periodo è in contatto con Domenico Morelli, per il quale esegue alcuni studi, e con Francesco Paolo Michetti, che raggiunge a Francavilla sul Mare insieme a Gabriele d’Annunzio. La lezione dei maestri influenza profondamente la sua pittura in questa fase giovanile, com’è evidente in dipinti quali la morelliana Sacra famiglia (collezione privata), la manciniana Ragazza con papaveri, o ancora Le buranelle (Ascoli Piceno, Pinacoteca Civica), in cui, oltre al riferimento a Michetti, è ravvisabile la suggestione della pittura di Ettore Tito.

Innocenti esordisce alla Biennale di Venezia nel 1903. Oltre ad esporre tre tele caratterizzate da un divisionismo accennato (Aurora, La prima luce e il lavoratore della terra e Ritratto), collabora insieme ai colleghi coetanei Arturo Noci, Umberto Coromaldi, Alessandro Poma ed Enrico Nardi alla realizzazione del fregio decorativo ideato da Giulio Aristide Sartorio per la Sala del Lazio. Da quel momento, si susseguirono una serie di successi internazionali. Nel 1904 vince la medaglia d'oro all’Esposizione Universale di Saint Louis con Canzone ciociara, opera con cui ottiene il Premio di Roma nel 1906; nello stesso anno, vince la medaglia d’argento del Ministero della Pubblica Istruzione per Bambina che ascolta le favole. Nel 1905 il celebre pittore irlandese John Lavery propone a Innocenti la medaglia d’oro alla Biennale di Venezia per il dipinto Sui monti d’Abruzzo (oggi disperso), esposto nella Sala del Lazio insieme a In piazza, quest’ultimo acquistato dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Influenzato dalla pittura moderna internazionale, con cui aveva potuto confrontarsi alle biennali veneziane, l’artista trovò una nuova fonte d’ispirazione nella vita della donna moderna. Nel 1905, tornato a Roma dai suoi viaggi in Abruzzo, Innocenti realizzò quindi una serie di disegni nei momenti di riposo tra una tela e l’altra, raffiguranti «figurette di fanciulle e di signore mentre suonano il pianoforte, versano il thè, si acconciano i capelli dinanzi allo specchio, lavorano all’uncinetto od accudiscono a qualche altra faccenda domestica» (V. Pica, 1909). Otto dei disegni in questione furono presentati nel numero del 1906 di «Novissima», come ad annunciare ad un pubblico colto e raffinato la nuova direzione della propria ricerca. Il grande successo dei soggetti mondani, con cui si presentò alla Biennale del 1907, lo portò all’edizione del 1909 ad assicurarsi una mostra personale con venti grandi tele, presentata in catalogo da un entusiastico testo critico dell’amico Ugo Ojetti.

Nel 1910 è membro della commissione italiana all'Esposizione universale di Bruxelles e dell’Esposizione Internazionale di Roma del 1911. Nel 1912 è tra i fondatori della “Secessione” romana, nata in polemica con la Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti, ritenuta ormai attardata ed eccessivamente legata agli ambienti ufficiali. La prima mostra del gruppo ebbe luogo a Palazzo delle Esposizioni nel 1913 ma Innocenti, pur essendo tra i protagonisti, presentò solo un Ritratto: gran parte delle sue opere recenti, infatti, erano esposte a Parigi nella prestigiosa galleria Bernheim-Jeune, in una mostra personale che consacrava definitivamente il suo successo internazionale. Ancora nel 1913 ottenne un importante riconoscimento ufficiale all’Accademia di San Luca, dove fu nominato accademico di merito per la classe di pittura. Alla mostra della “Secessione” del 1914 recuperò l’assenza dell’anno precedente, esponendo in una personale sia le opere eseguite a Parigi, sia nuovi dipinti come La sultana, oggi nelle collezioni della Galleria d’Arte Moderna di Roma.

A causa del sopraggiungere della prima guerra mondiale, le successive esposizioni della “Secessione” (1915, 1916-17) si realizzarono in tono minore: la Biennale di Venezia, invece, non si tenne dal 1914 al 1920. In questo periodo Innocenti si concentra quindi sull’attività di scenografo per il cinema, a cui lavora con grande successo in tutta Europa. Al termine del conflitto, la sua pittura alla moda non sembra più incontrare l’entusiasmo della critica e del mercato, ormai indirizzato verso una monumentalità più rigorosa. L’artista punta quindi a nuovi scenari, come quello egiziano: nel 1923 ottiene una personale al Circolo Italiano di Alessandria. Tornato a Roma, espone in una personale alla II Biennale romana, dove presenta soggetti ispirati al suo viaggio in Egitto. Tornerà sul suolo nordafricano nel 1925, quando assumerà la direzione dell’Accademia di Belle Arti del Cairo. Vi rimarrà fino al 1940 – lavorando, tra l’altro, come artista di corte – quando, a causa degli eventi bellici sempre più pressanti, tornerà a Roma con mezzi di fortuna. Tra il 1943 e il 1947 risiederà sulla riviera adriatica. Nel 1945 espone in una personale a Rimini, ma la sua figura è ormai fuori dal dibattito artistico a lui contemporaneo: gli anni a seguire saranno segnati da condizioni economiche sempre più drammatiche. Muore a Roma, quasi novantenne, il 4 gennaio del 1961.